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La propoli, una barriera a difesa dell'organismo

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Non è un caso che il suo nome derivi dal greco (pro e polis), “davanti alla città”, funzione mediante la quale le api difendono l’alveare dagli agenti esterni quali muffe, funghi, batteri e insetti, e inoltre per chiudere buchi e crepe, per riparare i favi e per prevenire la decomposizione dei cadaveri degli insetti invasori uccisi, mummificandoli.
L’uomo sfrutta le proprietà della propoli da migliaia di anni. Nell'Antico Egitto, grazie alla proprietà mummificante della propoli, sfruttata dalle api stesse, veniva usata per imbalsamare . Si può affermare quindi che gli egiziani presero esempio dalle api per i loro rituali funebri e di inumazione.
Il primo uso a scopo medico fu descritto da Aristotele. I greci e i romani la usavano per disinfettare e cicatrizzare le ferite e come disinfettante del cavo orale. I persiani ne hanno descritto le proprietà contro eczemi, le mialgie, e i reumatismi.
La propoli è una sostanza resinosa che le api raccolgono dalle gemme e dalla corteccia di piante di pioppo, eucalipto, betulla, faggio, ontano, quercia, salice, ippocastano, cipresso, pino e alberi da frutto e che elaborano con l’aggiunta di cera, polline ed enzimi prodotti da loro stesse. Il colore varia dal giallo al nero, passando per le tonalità di rosso e marrone. L’odore è particolarmente aromatico, quasi speziato. Le api raccolgono la resina solo in giornate particolarmente calde, così da permettere loro una facile malleabilità nello staccare i pezzetti di resina.
Una volta così raccolta, la propoli viene digerita dalle api grazie alla beta-glicosidasi, un enzima presente nella loro saliva. La propoli è costituita per il 50% da resine, per il 30% da cera, per il 10% da oli essenziali, per il 5% da polline e per un altro 5% da minerali e composti organici come acidi fenolici e loro derivati, flavonoidi, terpeni, aldeidi e alcoli, acidi grassi e beta-steroidi.
Dopo un lavaggio della propoli grezza in alcol che, permette di rimuovere la cera, si ottiene un balsamo di propoli detta “tintura madre”, dalle proprietà antibatteriche, antimicotiche, antivirali, antinfiammatorie, antiossidanti e non solo. Infatti, le sostanze presenti nella propoli agiscono anche in caso di ulcere, regolano il sistema immunitario, offrono un valido aiuto contro gli spasmi intestinali, sono epatoprotettori e esercitano anche un’azione antitumorale.
Per quanto concerne l’attività antibatterica della propoli, questa agisce alla stregua di un antibiotico a largo spettro. I suoi effetti, infatti, includono l’inibizione della motilità dei batteri e dell’attività dei loro enzimi (effetto batteriostatico) e a concentrazioni elevate provocano l’uccisione dei microrganismi (azione battericida).
Nell'era moderna il suo potere curativo si è, per così dire, ufficializzato, tanto che nella ex Unione Sovietica l’uso della propoli era accettato sia in medicina che in veterinaria e fu proposto come trattamento per la tubercolosi. Durante la II Guerra Mondiale venne utilizzato per facilitare la guarigione delle ferite.
Attualmente il mercato propone diversi prodotti a base di propoli e in alcuni casi è associata ad altri prodotti provenienti dall'alveare, come il polline e il miele, oppure con oli essenziali o erbe. Si trova in confezioni spray, compresse masticabili, gocce, sciroppi, caramelle, gomme da masticare, creme e unguenti. Inoltre la propoli è un ingrediente ampiamente utilizzato nell'industria cosmetica in aggiunta di shampoo, balsami, lozioni, dentifrici e persino smalti per le unghie.
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Enea Baldi
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